Anno 1849. Un giovane giardiniere pistoiese al servizio dei nobili Bozzi e Bracciolini, al secolo Antonio Bartolini, ha un’illuminazione: coltivare piante ornamentali da destinare alla vendita. Mai avrebbe immaginato probabilmente quanto pionieristica sarebbe stata quell’idea, al punto da poter collocare la nascita del vivaismo moderno proprio in coincidenza di quell’evento.
A quell’«anno zero» del vivaismo seguirono altri momenti clou, come l’Esposizione Pistoiese d’Orticoltura nel 1851 e la pubblicazione, nel 1865, del primo catalogo in formato cartolina, una sorta di antico listino prezzi delle piante, prima prova concreta verso lo sviluppo di promozione e marketing del settore. Tra le prime grandi commesse per il vivaismo pistoiese, si ricorda senza dubbio quella a servizio della città di Firenze che, divenuta capitale del Regno d’Italia, necessitava di un «vestito verde» adeguato al titolo. Ne derivarono forniture ad hoc per ornare luoghi strategici dell’allora capitale come le Cascine, piazzale Michelangelo e viale dei Colli. Di lì a pochi anni una nuova parola si aggiungerà ufficialmente al dizionario italiano, «vivaista».
Era il 1899. L’espansione del vivaismo ornamentale a Pistoia continua fino all’inizio della Prima guerra mondiale, con un’ulteriore e ancor più decisiva spinta nel dopoguerra (1950-1970), momento questo emblematico nel contribuire a consolidare il legame vivaismo-città, permettendo di identificare sempre di più Pistoia quale «città del verde». Che Pistoia e la sua provincia fossero luogo ideale per convertire il cuore dell’economia locale al vivaismo ornamentale lo si deve anche alla sua unicità geografica, con gli Appennini a proteggere, il clima favorevole, terreni fertili e abbondanza d’acqua.
A questo si aggiunge una cultura secolare che ha visto la Toscana brulicare nei secoli di grandi ville storiche e relativi grandi parchi, con la storia della grande famiglia dei Medici ad aprire la strada in questo senso in tema di giardini e spazi verdi in Europa. E poi gli orti, di cui a Pistoia sin dal Medioevo c’è traccia in particolare all’interno delle mura urbane della città e la ricchezza in villaggi agricoli, fattorie, coltivazioni in genere.